Piastrelle antibatteriche: scopriamo come funzionano?
04.11.21
Si sono affacciate di recente sul mercato piastrelle autopulenti, antivirali e antibatteriche. Quasi ogni azienda produttrice si è impegnata in una ricerca che ha avuto una comprensibile accelerazione a causa del diffondersi della pandemia di Covid Sars 19. In questo articolo analizzeremo in particolare le soluzioni presentate da Marazzi e da Italcer poiché rappresentative dei due sistemi più utilizzati per la realizzazione di queste particolari ceramiche in gres porcellanato.
Una premessa fondamentale però è necessaria, se una persona è infetta da un virus e abbraccia un’altra persona o starnutisce in sua presenza, la piastrella antivirale che sta sotto di lui non risolve il problema. Inoltre l'utilizzo di piastrelle antibatteriche, non esula dalla buona prassi di detergere periodicamente le superfici con normali disinfettanti e detergenti.
Puro di Marazzi
La tecnologia utilizzata per la realizzazione di queste superfici antibatteriche è quella a ioni d’argento, basata quindi su un materiale già noto per le sue proprietà altamente tossiche per la maggior parte degli organismi unicellulari, come batteri e virus. E’ stato infatti dimostrato che anche piccole concentrazioni di ioni di argento, Ag+, all’interno di coltivazioni di questi patogeni, portano alla loro morte.
Ma come?
Puro Marazzi Antibacterial si basa sulla sinergia di alcuni minerali con le proprietà battericide dell’argento. Gli ioni metallici interagiscono con varie componenti e strutture cellulari dei batteri, quali enzimi, proteine, membrane cellulari e DNA. In questo modo l'attività delle proteine e degli enzimi stessi viene bloccata e il DNA viene danneggiato con conseguente morte del microrganismo.
L’efficacia di questa tecnica risiede nella capacità delle nanoparticelle di argento, inglobate nel nello strato superiore di smalto ceramico prima della cottura a 1200°C fino a farle diventare parte integrante del prodotto, di rilasciare con molta più facilità ioni quando entrando a contatto con agenti patogeni.
Pur non facendo riferimento esplicitamente alle norme, Marazzi attesta come l’azione battericida, testata secondo le norme internazionali più severe, rimanga attiva per l’intero ciclo di vita delle superfici eliminando fino al 99,9% di batteri e altri microrganismi nocivi presenti sul prodotto.
La protezione antibatterica integrata rende la ceramica un prodotto intrinsecamente più pulito. Il ridotto carico microbico implica che sia meno probabile che il prodotto agevoli il trasferimento di batteri dannosi da una superficie all’altra.
Ulteriori vantaggi di Puro
• Abbattimento degli odori e riduzione delle macchie
• Garanzia per superfici a contatto con gli alimenti
• Allungamento del tempo di vita medio dei prodotti
• Attività antibatterica permanente, anche al buio
• Sicurezza garantita per l’uomo, gli animali e l’ambiente
Potrete trovare ulteriori informazioni in questo articolo redatto da Marazzi
Le serie Puro:
Advance di Italcer Group
Diversamente da Marazzi, la scelta di Italcer è stata quella di affidarsi ai processi fotocatalitici per ottenere una ceramica antibatterica e antivirale in grado di eliminare il 100% di virus e batteri presenti sulla superficie della piastrella.
Anche in questo caso il processo avviene a livello di produzione e non di post produzione, andando ad integrare in un impasto, già ad alto tasso di contenuto riciclato, biossido di titanio e biossido di stagno, per poi procedere alla cottura in forno industriale a 1200°C, rendendo così la superficie ceramica ostile alla crescita di virus e batteri.
Come funziona?
A differenza degli ioni d’argento, questo processo necessita della luce per arrivare all’eliminazione totale di virus e batteri. Si tratta di una reazione chimica che imita la fotosintesi clorofilliana nell’assorbire e trasformare le sostanze inquinanti in elementi non nocivi. Il processo chimico che sta alla sua base è infatti una ossidazione, ovvero la perdita di elettroni da parte di un atomo, che si avvia grazie all'azione combinata della luce (solare o artificiale) e dell’aria. Questa perdita di elettroni è sempre compensata da una riduzione, cioè dall’acquisizione di elettroni da parte di un altro atomo in una vera e propria ossidoriduzione, che altro non è che uno dei modi in cui la materia si trasforma. Trasformazione che porta a diverse conseguenze interessanti come l’abbattimento di molecole inquinanti e il favorire di effetti di tipo biocida, antimicrobica e disinfettivo come il danneggiamento della membrana dei batteri infettivi e l’inattivazione dei virus.
Tutto questo però avverrebbe in maniera estremamente lenta se non in presenza di catalizzatori in grado di velocizzare l’intero processo, i biossidi di titanio e stagno svolgono appunto questa funzione portando ad esempio all’eliminazione dei virus dalla superficie in sole 6 ore e quella di batteri in 8 ore.
Le proprietà antinquinanti del gres ADVANCE® migliorano anche la qualità dell’aria che respiriamo. Se applicata in esterno, riesce a mineralizzare il 20,7% di molecole di Ossidi di Azoto riducendole a CO2 e H2O in sole tre ore, permettendo di migliorare notevolmente la qualità dell’aria.
La fotocatalisi agisce ovviamente anche su batteri e molecole origine di macchie e sporcizia normale, disgregandole e facilitando la pulizia delle superfici. Infine, anche in questo caso, la decomposizione delle molecole organiche contribuisce ad attenuare i cattivi odori.
Al sito www.advanceceramic.it potrete trovare una più completa esposizione del progetto, corredata da certificati e riferimenti normativi che testimoniano l’attendibilità di tutti i dati riportati.
Le serie Advance
Ma quanto dura l’effetto?
Si tratta di una discussione evidentemente ancora aperta, visto il recente affacciarsi di questi prodotti sul mercato. Ovviamente, usura e frequenza d’uso limitano la durata di questi trattamenti soprattutto in caso di applicazioni superficiali. Viceversa, se le nanoparticelle sono incluse, come nei casi sopra descritti, nella massa del materiale, l’efficacia si allunga per tempi veramente molto lunghi, misurabili anche in decine di anni.
Mi hanno detto che il biossido di titanio è tossico, è vero?
Alcuni di voi potrebbero aver letto notizie allarmistiche sull'eventuale pericolosità del biossido di titanio, a tal proposito occorre sottolineare che il TiO2 è comunemente utilizzato in un'infinità di campi, dall'alimentare alla cosmesi, dall'industria meccanica alle cartiere, dalla gomma ai cementi ecc. e anche se l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro lo ha inserito in classe 2B come possibile cancerogeno per l’uomo, ha pure messo in evidenza la carenza di prove certe a supporto di questa tesi.
Lo stesso discorso vale per l’ente americano NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health) quando afferma che non vi sono prove sufficienti per classificare il TiO2 come un potenziale agente cancerogeno occupazionale (ovvero sui luoghi di lavoro in cui viene prodotto), pur registrando una certa preoccupazione per il potenziale di cancerogenicità delle nanoparticelle stesse. In effetti gran parte dei dati sperimentali derivano da test eseguiti nel 1995 su topi, ratti e criceti sovraesposti alla sostanza e nessun dato attualmente chiarisce se questi risultati possono essere associati a un aumento del rischio anche per gli esseri umani, tanto più che le concentrazioni testate sui ratti sono talmente alte da potersi verificare solo in fase di produzione.
Sebbene, data l’estrema variabilità in termini di dimensione e forma delle particelle e dell’attività fotocatalitica, non sia quindi possibile giungere ad una conclusione definitiva, è opportuno ricordare come per quanto riguarda le piastrelle fotocatalitiche:
• durante la fase di produzione, il TiO2 rimane incorporato nell’impasto, poiché esso risulta chimicamente legato alle fasi idrate;
• non vi è accortezza di particelle libere di TiO2 di dimensioni nanometriche rilasciate dai materiali ceramici fotocatalitici, sia in aria che in acqua (anche dopo un trattamento di abrasione).
Sulla base delle attuali conoscenze scientifiche quindi, il TiO2 contenuto nelle piastrelle fotocatalitiche non rappresenta un pericolo per la salute in quanto legato al loro interno e incapace di liberarsi nell'aria come sostanza volatile, come d'altronde recentemente confermato dal Comitato per la Valutazione del Rischio dell’Agenzia Europea per le sostanze chimiche ribadendo come la classificazione in classe 2B, sia quella corretta e come non ci siano prove sufficienti per inserire il TiO2 in classe 1.